RAJIA YOGA
INSEGNAMENTI
Parte cento ventottesima
Carlo Setzu

Le minoranze
… Uno dei problemi più gravi e più urgenti da risolvere è la persecuzione sistematica, nella stragrande maggioranza delle nazioni, dei membri di una qualsiasi ideologia mondiale che vivono in paesi nei quali quell’ideologia è ripudiata.
Pochissime nazioni rispettano i diritti umani quantunque abbiano firmato e ratificato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.
Dopo l’invasione del Kuwait, il mondo ha assistito stupefatto a sette mesi di arresti segreti, torture ed uccisioni da parte dei soldati iracheni. Ma mentre l’attenzione mondiale era concentrata quasi esclusivamente sul Kuwait, Amnesty International continuava a denunciare lo stesso tipo di violazioni in molte altre parti del mondo: bambini fucilati in Brasile, attivisti democratici imprigionati dopo processi—farsa in Cina, appartenenti all’etnia nera uccisi sommariamente in Mauritania. Ovunque nel Medio Oriente ed in altri paesi coinvolti nella guerra del golfo, i diritti umani erano sotto tiro: centinaia di persone venivano arrestate, condannate o torturate in Arabia Saudita, Egitto, Barain, Gran Bretagna, Stati Uniti, spesso solo perché erano contrari alla guerra.
Nel periodo della crisi Mediorientale, Amnesty International ha pubblicato più di 100 rapporti e denunciato torture, sparizioni ed esecuzioni in ogni parte del mondo. Ha lanciato una grande campagna internazionale di pressione sullo Sri Lanka, su Myannmar, sull’Iran chiedendo ai rispettivi governi di interrompere i gravissimi abusi in corso da anni. Ha inviato appelli urgenti a decine di altri governi chiedendo loro di agire in favore di oltre 2.600 prigionieri bisognosi di cure mediche, sottoposti a torture o in attesa dell’esecuzione della condanna a morte. Durante la crisi mediorientale, e particolarmente nel corso della guerra, c’era un pericolo assai reale: che i diritti umani venissero considerati unicamente un tema da sfruttare o da minimizzare, qualunque fosse il governo che ne parlava. Siamo rimasti indignati per il fatto che la libertà degli esseri umani potesse essere ridotta ad argomento di bassa politica.
Ogni anno migliaia di persone vengono arrestate solo a causa della loro nazionalità, religione od opposizione politica al proprio Governo, e vengono condannate spesso dopo processi ingiusti. Altre semplicemente spariscono dopo essere state arrestate dalla polizia, o vengono fucilate da soldati protetti dalle autorità. In più di un terzo dei paesi del mondo i prigionieri vengono sottoposti a maltrattamenti e torture, in più della metà di essi e prevista la pena di morte per svariati reati.
Solo nel 1990 A.I. ha denunciato violazioni quali l’uccisione dei bambini di strada in Brasile e in Guatemala, la tortura in Senegal, gli arresti politici di massa in Ciad, l’uccisione dei palestinesi nei territori occupati, le centinaia di condanne a morte in Iran. E ancora, i maltrattamenti inflitti dalla polizia in Austria e le atrocità subite dalle donne in oltre 40 paesi.
Il primo metodo di lavoro di A.I. per cercare di ottenere la liberazione dei prigionieri fu l’invio di lettere direttamente alle autorità di governo, e tale sistema è ancora oggi il motore dell’organizzazione. Ma questa tecnica si è evoluta nel tempo, adattandosi a sempre più nuove necessità: in casi di emergenza in cui la tempestività di un intervento può essere decisiva, quando ad esempio sta per essere eseguita un condanna a morte, in sole 24 ore i soci di Amnesty riescono a spedire migliaia di telex o fax chiedendo che sia risparmiata la vita del prigioniero. Quando un prigioniero ha bisogno di immediate cure mediche, vengono invitati a spedire appelli urgenti i medici e gli esperti legali.
Molti prigionieri ci hanno detto che questo modo di lavorare direttamente sui loro casi ha fatto, come si dice, la differenza: da quando sono arrivate le lettere in loro favore, sono stati trattati in modo più umano o addirittura subito liberati. Altri ancora hanno detto che il solo fatto di sapere che qualcuno si stava occupando di loro li faceva sentire ancora vivi e ancora in contatto col mondo esterno.
I soci di A.I. sono coinvolti su più fronti allo stesso tempo: fanno pressione sul proprio Governo e sulle Ambasciate di altri paesi; cercano di ottenere la solidarietà e l’impegno di categorie particolari gli agenti di polizia, i sindacalisti, gli insegnanti, per esempio — che possano spingere i loro colleghi di altri paesi ad agire a loro volta.
Ma far sapere alla gente, oltre che ai Governi, quanto i diritti umani sono violati al giorno d’oggi, è un altro punto cruciale nel lavoro di A.I. Attraverso petizioni, cortei, manifestazioni, concerti ed altre iniziative, essi cercano di coinvolgere il pubblico sulla sorte dei singoli prigionieri, sulla situazione dei diritti umani in un particolare paese o più in generale su quanto sia importante difendere i diritti umani.
Due anni fa, per esempio, A.I. ha pubblicato un lungo Rapporto sulla pena di morte ed ha lanciato una campagna mondiale per la sua abolizione. Uno degli scopi di questa iniziativa è stato proprio quello di modificare le convinzioni dell’opinione pubblica sull’efficacia, la deterrenza e la moralità di questa pena giacché i Governi per giustificare la vigenza di questa sanzione fanno riferimento proprio ai desideri dell’opinione pubblica, per esempio, sono state organizzate molte conferenze dove la madre di una vittima di omicidio, lei stessa decisa abolizionista, ha invitato il pubblico presente ad opporsi alla pena di morte. Oppure, in altri paesi, sono state raccolte decine di migliaia di firme contro la pena di morte, poi consegnate alle ambasciate dei paesi con i più alti tassi di esecuzione. Ancora, nel corso di questi anni, i soci medici hanno cercato di convincere i loro colleghi ad opporsi alla pena di morte: l’Associazione medica mondiale, per esempio, ha recentemente dichiarato che partecipare ad una esecuzione è un gesto immorale…

AGNI YOGA
INSEGNAMENTI
Parte cento ventottesima

SeguiteMi. Impegnatevi a fondo per raggiungerMi. Solo così capirete il futuro. Cosa c’è di meglio delle Forze della Luce? La fede si rinnova di continuo, come una forza immutabile. Se la fede non è posta alla guida di tutta la vita, non vale nulla. Io indico i paesi che hanno perso la via: la macchina è ancora in moto, ma se non si rigenera la coscienza non c’è nulla per cui vi valga la pena di esistere. Solo lo spirito può rinnovare la coscienza, e nuova forza viene solo dalla conoscenza dei Mondi Superiori. Quello è il sapere che rafforza la vita. Se non si tiene conto del futuro si perde l’essenziale! Bisogna accettare tutte le transizioni come miglioramenti. Un solo volo del pensiero può trasportare oltre l’abisso. Perfino ciò che pare più inevitabile dipende dalla qualità del pensiero. L’affermazione del pensiero può alterare anche il ritorno alla Terra. Di solito si considera il Mondo Sottile come uno stato di passività, ma non è detto che sia soltanto passivo: può anche essere attivo. Se si è detto: “Come in cielo, così in terra”, vuol dire che anche colà esiste la possibilità di conquiste superiori. Non giudicate solo in base alle misure medie. Se il periodo medio fra due successive incarnazioni è di circa settecento anni, possono verificarsi anche intervalli di sette e perfino tre soli anni. Le stesse disposizioni del karma cedono sotto il martello della volontà. Il pensiero è il migliore custode ardente. Il pensiero è inesauribile! Anche in Terra chi è soffuso di fede e di pensiero perde peso. Ma il pensiero conduce anche ai Mondi Superiori. Allorché perde l’equilibrio, l’uomo chiede un momento di tregua. Questa pausa gli consente di raccogliere la sua volontà. Non c’è fede senza volontà. Queste sono le armi di Luce che Noi diamo agli uomini.

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